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Nutrienti, Patologie, Terapia dietetica

Strategie nutrizionali in corso di flatulenza.


mercoledì 23 febbraio 2022


Strategie nutrizionali in corso di flatulenza

La flatulenza viene definita come un'eccessiva formazione di gas nello stomaco e/o nell'intestino.
Essa è generalmente associata ad eruttazione e/o borborigmi ma in alcuni casi può essere accompagnata da altri segni gastroenterici come perdita di peso, diarrea o steatorrea che evidenziano un disturbo sottostante a carico dell'intestino tenue


Occasionalmente i proprietari riferiscono un aumento della flatulenza durante un cambio dietetico o a seguito di un'indiscrezione alimentare.

Il gas normalmente presente nel tratto gastrointestinale può derivare da tre fonti: l'aria ingerita, il gas prodotto dalla fermentazione microbica all'interno dell'intestino e quello che proviene dal sangue e viene diffuso nel tratto gastrointestinale.

L'aria ingerita sembra comporre la maggior parte dei gas presenti a livello intestinale e, una sua eccessiva assunzione, sembra essere la causa più comune della flatulenza comunemente riscontrata nelle razze brachicefale e negli animali che mangiano voracemente e velocemente.

Una piccola parte del gas prodotto nel tratto gastroenterico deriva dall'anidride carbonica che si forma durante la reazione che avviene tra bicarbonato e acido gastrico e che induce la produzione di acqua e CO2. La maggior parte di questa anidride carbonica, si diffonde attraverso la parete intestinale nella circolazione ematica, ma una parte di essa rimane comunque all'interno del contenuto intestinale.

Tuttavia, la maggior parte del gas endogeno prodotto all'interno del tratto gastroenterico deriva dalla fermentazione batterica di carboidrati scarsamente digeribili e di alcune fibre (in particolar modo quelle solubili e fermentescibili) da parte della microflora presente nella parte terminale dell'intestino tenue e nel colon.

È probabile che alimenti che contengono una gran quantità di oligosaccaridi non assorbibili, come raffinosio, stachiosio e verbascosio, inducano la produzione di un elevata quantità di gas. La ragione risiede nell'assenza, nel cane e nel gatto, degli enzimi digestivi necessari per scindere questi zuccheri in monosaccaridi assorbibili. Essi, arrivando intatti nel colon, vengono fermentati dai batteri con conseguente produzione di idrogeno e anidride carbonica.

Soia, fagioli e piselli sono esempi di alimenti che contengono una gran quantità di questi oligosaccaridi.

Un meccanismo similare avviene in animali affetti da patologie che causano cattiva digestione o malassorbimento dove. una quantità eccessiva di substrati male assimilati, come carboidrati o proteine, arrivano direttamente nel colon e subiscono una fermentazione ad opera della microflora intestinale.

Il gas si sposta nel lume intestinale in maniera indipendente dai solidi e dai liquidi, ma la velocità del suo passaggio all'interno del tratto gastroenterico viene influenzata dai grassi alimentari.

L'umidità della dieta, invece, non sembra influenzare il movimento dei gas all'interno del lume intestinale.

Come accennato prima, anche le fibre contenute nella dieta hanno un'influenza sulla flatulenza.

In primis, perché quelle fermentescibili sono un substrato per la produzione intraluminale di gas intestinale da parte della microflora, ma non solo per questa ragione.

Infatti, le fibre stesse agiscono rallentando il trasporto dei gas nell'intestino.

Pertanto, le diete ricche di fibre possono aumentare la produzione di gas da parte della flora del colon e inibire il transito del gas, portando a ritenzione di gas, borborigmo notevole, dolore addominale e flatulenza, soprattutto quando nella dieta sono presenti fibre altamente purificate e fermentabili.

Ad esempio, lo xilano e la pectina causano un aumento di produzione di gas maggiore rispetto alla cellulosa o alla crusca di mais.

I substrati che vengono fermentati influiscono anche sull'odore dell'aria che viene emessa dall'ano.

Azoto, ossigeno, anidride carbonica, idrogeno e metano sono gas inodori e generalmente compongono la maggior parte dei gas emessi mentre gas che contengono zolfo come acido solfidrico, metantiolo e dimetilsolfuro producono odore, a volte molto forte e nauseabondo.

Le fonti di composti solforati includono amminoacidi (compresi quelli endogeni derivati dalla mucina), il solfato presente nelle verdure crucifere (come cavoli, cavolfiore o cime di rapa) e alcuni polisaccaridi solforati scarsamente digeribili.

Tuttavia, anche ingredienti ad elevato contenuto proteico sembrano aumentare la produzione di gas odorosi, soprattutto se le proteine non sono di elevata digeribilità o se l'animale è affetto da difficoltà digestive.

Da tutto ciò che è stato scritto fino ad ora, si evince come la dieta abbia un ruolo fondamentale nella gestione della flatulenza.

Il punto di partenza, nella scelta dell'alimentazione di un animale che soffre di flatulenza, deve essere la digeribilità della razione che dovrà essere molto elevata, in particolar modo per quel che riguarda la frazione di carboidrati, al fine di ridurre i residui disponibili alla fermentazione batterica nell'intestino crasso.

Alcuni studi sui cani hanno evidenziato che alimenti contenenti riso come fonte di carboidrato provocano una minor formazione di gas intestinale rispetto ad alimenti contenenti grano o mais.

Tuttavia, in alcuni animali, il cambio stesso della fonte di carboidrato, può migliorare la sintomatologia.

Anche per la scelta delle proteine, andrebbe preso in considerazione l'utilizzo di una nuova fonte.

Infatti, l'ipersensibilità alimentare dovrebbe essere sempre considerata tra le possibili cause di flatulenza cronica e borborigmo.

Un'alternativa, nel caso dell'utilizzo di diete commerciali, può essere quella di optare per un alimento a base di proteine idrolizzate che, oltre ad essere caratterizzate da un'elevata digeribilità proteica, nella maggior parte dei casi contengono anche fonti di carboidrati altamente digeribili.

Alcuni autori suggeriscono anche di evitare diete ad elevato contenuto proteico, limitando la percentuale di proteine al 30% su S.S. nel cane e al 40% su S.S. nel gatto, soprattutto quando la flatulenza è caratterizzata da un odore sgradevole.

Andrebbero evitate fonti proteiche leguminose come fagioli, piselli o lenticchie nonché, secondo alcuni autori, pure quegli alimenti proteici che contengono anche lattosio, poiché un'intolleranza a questo disaccaride sembra rientrare tra possibili cause che inducono un aumento della produzione di gas intestinali.

Infine, la scelta della fonte proteica dovrebbe basarsi anche sul suo contenuto in grassi.

Infatti, anche la riduzione del contenuto di grassi della dieta, sembra apportare benefici nella gestione della flatulenza.

Ad oggi non esistono studi che suggeriscono un valore esatto di lipidi che dovrebbe contenere la dieta ideale per animali affetti da questa problematica, ma alcuni autori suggeriscono di prediligere diete in cui meno del 20% dell'energia metabolizzabile provenga dai grassi.

Ovviamente, quando si sceglie la dieta bisogna porre particolare attenzione al suo contenuto in fibra, sia quantitativamente che qualitativamente.

Per i pazienti con flatulenza eccessiva la quantità di fibra dovrebbe essere limitata a non più del 5% su s.s., ma in alcuni animali si evidenzia un beneficio quando la dieta presenta un contenuto di fibra grezza inferiore al 3%.

Andrebbero ridotte o evitate fibre solubili o fermentabili come le pectine o le gomme, poiché la loro fermentazione ad opera dei batteri intestinali induce un aumento della produzione di gas.

Anche alcune fibre miste come le crusche, la fibra e la buccia di soia, le fibre dei piselli, lo psyllum e la polpa di barbabietola possono essere fonte di flatulenza.

L'aumento della frequenza dei pasti viene spesso suggerito come potenziale terapia per la flatulenza, per ridurre il quantitativo di nutrienti indigeriti che arriva all'intestino e consentire una maggior digestione e un miglior assorbimento.

Tuttavia, mancano quasi completamente studi scientifici a riguardo, e non ci sono prove che un aumento della frequenza dei pasti abbia un reale effetto sulla digeribilità né nel cane né nel gatto.

Infine, nonostante gli studi siano stati effettuati principalmente in medicina umana, in animali che soffrono di flatulenza cronica potrebbe essere utile raccomandare un aumento dell'attività fisica e dell'esercizio quotidiano.

Gli esperimenti nell'uomo suggeriscono che un lieve aumento dell'attività può bastare per promuovere il movimento dei gas nel tratto gastroenterico e favorirne l'espulsione, riducendo i rischi di gonfiore addominale e dolore.

Nel caso in cui il trattamento dietetico, associato ad un esercizio fisico regolare, non riescano ad eliminare i segni clinici, andrebbero effettuate ulteriori indagini diagnostiche per la ricerca di malattie intestinali organiche o funzionali e andrebbe considerata l'ipotesi della concomitante presenza di un disbiosi intestinale.

BIBLIOGRAFIA:
- Delaney SJ & Fascetti AJ.  Applied Veterinary Clinical Nutrition, 2012. Chapter 12
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010.  Chapter 65


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